LA MIA STORIA
DOMENICO FONTANELLA
Meglio conosciuto nel settore come MIMMO, nasce in una Napoli nel 1961.
Respira un po’ di Arte dell’immagine, luci e colori grazie al papà scenografo del Teatro di San Carlo. E’ proprio il papà, quasi a presagire il futuro di Mimmo, che gli regala la prima macchina fotografica una Yashica 124G biottica, ma la curiosità e voglia di capire come funzionasse questa “scatola delle meraviglie “ebbero, come racconta Mimmo, un inaspettato epilogo “si ruppe , tragicamente, dopo due ore dal regalo”.
Nel 1976 muove i suoi primi passi nel mondo della fotografia, in camera oscura, come stampatore del Bianco e Nero. Pur avendo nell’animo la passione della ricerca dell’immagine, i suoi studi volgono in altro senso, si diploma nel 1980 come Perito Elettronico all’ ITIS A. Volta di Napoli. Ma la passione per il cinema lo spinge a Cinecittà, Roma, dove partecipa nella manovalanza nel film “La città delle donne” con la direzione del Maestro Federico Fellini e come fotografo in diversi cortometraggi girati tra Napoli e Roma. Nel 1982 comincia a frequentare il CSC a Roma (Centro Sperimentale Cinematografia), sotto la presidenza del critico d’arte Giovanni Grazzini, dove ha maturato la sua passione nella fotografia come DOP (Director Of Photography). Chiamato per la leva militare, nel 1983. Lavora nella comunicazione come fotografo nel Circolo Ufficiale FF.AA. al Palazzo Barberini e nel quotidiano della Santa Sede “L’Osservatore Romano”. Ritorna a Napoli nel 1984 dove migra la sua attività come stampatore e poi correttore RGB in diversi laboratori fotografici. Affermato come fotografo, filmmaker e tecnico nei montaggi Rvm, lavora come professionista nel wedding e come freelance in Rai, in diverse Tv locali e importanti quotidiani tra cui IL MATTINO e IL ROMA. Alterna questa sua attività di tecnico con quella che oggi lo rappresenta al meglio, l’attività di fotografo fino al 2021. Oggi nel cinema come DOP, dove ha raggiunto oltre agli altissimi livelli tecnici per esperienza e studi, dei traguardi anche per la passione nello SCRIPT (Sceneggiatura) e nella REGIA.
Nella sua lunga attività di fotografo, Mimmo, si avvale del QIP (Qualifica Italiana photographer). QEP (Qualifica Europea photographer). FEP (Federazione Europea Fotografi Professionisti). Diversi sono i premi come Social / Reportage (Bronzo, Argento e poi Oro ad Orvieto Fotografia). Nel 1999 è Autore del calendario Tutto Sposi per la Croce Rossa Italiana, presentato dall’ Onorevole Maria Pia Fanfani. Nel 2000, selezionato e candidato come fotografo Italiano nel Calendario PIRELLI, London 2001, da Stuart Chapman e Marco Tronchetti Provera. Nel 2007 ha scritto il PHOTO LIBRO dal titolo “Na resata pe’ sta jurnata ‘e festa“ che, con grande soddisfazione, viene selezionato e premiato con N. 3 Awards (1 a Bruxsell, e due ad Orvieto fotografia dal Gruppo Mondatori). Oggi riproposto come “Urlo”, dove ha ricevuto grandi riconoscimenti dal Sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Nel 2018 realizza la mostra fotografica personale permanente “NAPLES” al Disney California Adventure Park. Ha ripartito diverse lezioni di Fotografia nell’Accademia Artistica di Nola, collaborando come fotografo nel medio metraggio “Dentro il silenzio” con la direzione di Pino Sondelli. Nel 2021 lavora come fotografo e Art Director nel film “Dark Room” diretto da Vincenzo Franceschini. Nel 2023 come esperto formatore in Cinematografia nel Liceo Classico Scientifico Pietro Giannone a Caserta e come DOP per la realizzazione del cortometraggio scolastico “Valori in serie“.
Nel 2023 in collaborazione col la SLY production di Silvestro Marino e la Film Commission Regione Campania, produce il cortometraggio, tratto da una storia vera sul tema dell’Entaglement “Oltre l’Amore” dove lui ne è l’autore. Ha ricevuto N. 14 Awards: Rome Prisma Film, Best script – Student World Impact Film Festival – 8&Halfilm Best Short Film Roma – Florence Film Awards – Lift-Off Filmmaker – Ciak Napoli Festival Short Film – Mediterraneo Festival Corto 2023 – Festival Cinema di Cefalù 2023 – Festival mondiale del cinema d’impatto – Cannes Best European Short Film – Cultural Classic Short Film – Vesuvius International Film 2023 – Festival del cinema Pino Scicolone – Roma film Corto.
Interrogare un fotografo sulla fotografia è impresa non facile, anche perché al di là della tecnica, dopo resta soltanto l’anima e non tutti amano parlare di sè. Ho chiesto a Mimmo cosa fosse per lui l’Arte del fotografare, e quale scatto gli è rimasto impresso, queste le sue parole:
<< Se dovessi dire quale “scatto” fino ad oggi ha riscosso il maggior favore del pubblico, sarebbe impresa ardua. Tutte le foto hanno qualcosa che le ha rese “uniche”. Per me la fotografia rappresenta “tutta la mia vita“ e ciò che mi colpisce, quando effettuo uno scatto, è l’emozione che mi procura: una linea diretta “dal cuore al click“ >>.
LA FOLLIA
UN MOMENTO DI FOLLIA, L'ARTISTA
Bion sosteneva che “tutti gli esseri umani, anche i più normali, hanno dei nuclei psicotici, nonostante cerchino di nasconderli.
Ognuno ha delle zone di ombra e anche i cosiddetti folli hanno dei periodi di lucidità”.
I veri creativi integrano lucidità e follia, cioè riuscire ad avere la mente di un adulto e il cuore di un bambino.
Lo specchio avrebbe potuto essere anche per me un confronto, un aiuto per mettere a nudo la mia anima, oggetto dove ha suscitato il mio immaginario da sempre, un rituale piacevole, rassicurante, sognante, un amico che ti apre una porta magica verso altri mondi e dimensioni senza tradirti mai, anzi, mi ha sempre aiutato a cacciare quel pizzico di follia, quella follia da farmi riavere sempre la voglia di reinventarmi la vita anche quando è spietata e grigia.
URLO, IL LIBRO DI MIMMO FONTANELLA
URLO, il libro di Mimmo Fontanella
Con l’alto patrocinio del Comune di Napoli e con l’Assessorato ai Beni Culturali, presento il nuovo libro URLO
LA SINOSSI DEL LIBRO
“URLO” nella mia città, ma solo per mettere a nudo ciò che è vero, ciò che vedo, ciò che sento e che accade realmente nei matrimoni. Ironia, culto, folklore e tradizioni fanno parte del nostro patrimonio di vita. Per me fotografarli è un po’ come sfiorare tante vite, ognuna ha qualcosa di singolare; a volte un gesto, una smorfia, un sorriso... bisogna saper aspettare. In qualche caso, si riesce a penetrare in quelle vite e allora la macchina scatta ed è come un fiume in piena. In questa raccolta, ho voluto raccontare attraversando i miei pensieri, l’infinito mondo umano che colora con le sue passioni, i suoi affetti, le sue radici, il giorno del matrimonio. Ho scelto momenti di festa, vissuti a Napoli e in alcune città del sud Italia. In particolare, ho privilegiato l’ambientazione della mia città, dove vivo e lavoro e dove, più che altrove, nel matrimonio, la casualità, l’imprevisto, vengono affrontati col sorriso e con quel pizzico di sana follia. Le persone sono personaggi che sembrano appartenere ad un teatro che va in scena ogni giorno nei vicoli, nelle strade, nelle piazze e tutti entrano a far parte di diritto o per caso a questo grande evento che è il matrimonio. Qui c’è tutto quello che la gente non ha detto apertamente: le cose inconsuete, le emozioni nascoste. Qui c’è tutto quello che la gente forse non avrebbe voluto raccontare mai.
Una accurata raccolta di immagini del Backstage eseguiti dal 1998 al 2023, fatta dai miei pensieri e fatti realmente accaduti.
Scattate in tecnologie digitali e analogiche, stampate in Bianco e Nero ma senza aver subito alterazioni grafiche rilevanti al Photoshop.
Il libro è composto da 272 pagine, di formato 21,0 cm x 29,7 cm, 268 scatti divisi in 20 capitoli:
Il perché dell’URLO
La raccolta di queste immagini, che ho scelto per questo libro, può apparire sorprendente e a volte simpatica e pittoresca.
Negli scatti vive una Napoli legata alle radici, alla tradizione, ai gesti antichi, al folklore, alla festa, scandita da emozioni, da momenti imbarazzanti e risate a squarciagola.
Purtroppo a volte, nel profondo, la realtà che viene rappresentata è solo apparenza, è un modo come un altro per illudersi di vivere in un luogo dove la gente è sempre spensierata e felice di aver raggiunto la sua meta. In altri scatti, invece, affiorano anime amare, di una Napoli povera e in difficoltà, radicata nell’ignoranza.
È la Napoli in cui rubo testimonianze vere, la città dove ho vissuto fin da ragazzino.
Diversamente dall’educazione ricevuta, sin da piccolo mi rendevo conto che a scuola i miei coetanei vivevano in ambienti nutriti dall’ignoranza dove l’educazione era impartita solo con minacce fisiche e violenze verbali, il cui futuro era inconsapevolmente già segnato ed ereditato. Infatti, in molti, ancora oggi, appaiano presto adulti: madri e padri precoci, per i quali il matrimonio è inteso come punto di arrivo e partenza per il loro futuro. Futuro quasi sempre precario, spesso fatto di effimera speranza, fondato sull’evasione, sull’illusione del gioco, unico riscatto sociale per finire poi invocando Santi per poter garantire alla famiglia due pasti al giorno.
Ma nonostante tutte le difficoltà amo Napoli. Amo la sua brava gente, quella onesta, vera, piena di carità umana. Appena ho potuto l’ho catturata nel mio obbiettivo, sempre con amore e rispetto.
Le immagini sono eloquenti. Narrano la vita, le emozioni, i riti, l’intimità familiare. Ho cercato nelle loro vite le sfaccettature e le essenze delle loro anime.
Nei loro gesti c’è la verità degli affetti, il sorriso, la speranza, uno spiraglio, un tratto di luce da conservare per chi viene, per chi non deve restare al buio.
Mi colpiscono i volti, quelli con espressioni grottesche e solcate dalle profonde rughe, non solo cotte dal sole ma scavate dall’amarezza di una vita precaria e piena di affanni.
Esprimono un’esistenza di privazioni, di disincanto, un’astuzia cattiva perché è quella che insegna la strada, per sbarcare il lunario.
Spero che questa parte della Napoli che arranca, che muore di fame, che subisce ingiustizie possa presto scomparire e che il libro resti a testimonianza storica di un popolo che sorride ad ogni costo.
Vorrei che l’Urlo della bambina in copertina smuovesse molte coscienze perché tutto possa cambiare. Che la nuova generazione fosse fatta solo di gente che abbia l’opportunità di non abbandonare mai più i banchi di scuola, che abbia un lavoro e un modo di vivere onesto e onorevole.
Vorrei tanto di nuovo fotografare quelle facce per vedere non più rughe e ghigni grotteschi, ma sorrisi sereni e appagati.
Vorrei che Napoli non fosse più un luogo amaramente marchiato dalla violenza, ma conosciuto solo per le sue bellezze naturali, per la sua storia, l’arte e la cultura della sua gente.
Per le capacità tecniche e artistiche dimostrate nella fotografia Social/Reportage
1° Premio Awards per la fotografia, sezione miglior Libro, Rassegna FEP Bruxelles ( Belgio ).
1° Premio Awards per la fotografia, sezione miglior Libro, Rassegna FEP, Orvieto fotografia e Gruppo Mondadori
Questo libro è un progetto artistico di Mimmo Fontanella coperto da Copyright. E’ vietata la riproduzione anche parziale, fotocopiata, digitale o su qualsiasi altra forma.
LA DIGNITA' DI UN ARTISTA
Un artista degno di rispetto
"Voglio fare questa vita. Voglio vagare per la mia città ed essere libero, mi basta avere la possibilità di incontrare persone che credano in me e mi possano aiutare a mettere un piatto a tavola
Ogni artista intinge il pennello nella sua anima e dipinge la sua stessa natura nelle sue stesse immagini. Benché si legga inequivocabilmente, quel piccolo brivido di povertà che provo mentre l’artista ritrae il mio volto, vedo scolpita nei suoi occhi una figura immaginaria di un uomo libero e pulito dentro, nonostante stia nella miseria. Non ha lavoro, forse è anche un uomo solo, senza neanche una fissa dimora. Sento sulla sua pelle e sul suo foulard un profumo di lavanda che inebria i miei pensieri e nascosta fiera dietro gli occhialini, un’espressione di un uomo che tiene orgoglioso e vivo il senso di meraviglia nel mondo, un qualcosa che si porta dentro con le proprie paure ma senza barare, qualcosa che forse non ha mai perso o venduto... la sua dignità.
Tratto dal capitolo del libro di Mimmo Fontanella "URLO"
VIAGGIO NELLA SPACCANAPOLI
LA SPACCANAPOLI
Mi chiamano il fotografo dei vicoli di Napoli, amo la mia città, l’arte che la circonda, la gente. Ecco il perché ho scelto la mia Spaccanapoli, sottolineo la mia perché lavoro e la vivo dal mio più profondo del cuore.
Il nome di questo famoso tracciato cittadino, non è un’unica strada, bensì l’insieme di sette strade, può essere compreso se si osserva una foto scattata dall’alto della città: si nota immediatamente come tale tracciato ne divida il centro storico con precisione quasi geometrica.
Le foto possono essere realizzate da chiunque andando alla Certosa di San Martino o a Castel San’Elmo, entrambi sulla sommità della collina del Vomero, da dove si ammira un panorama mozzafiato della città.
Il realtà Spaccanapoli dal punto di vista toponomastico non esiste, si tratta piuttosto di un nome attribuito dai napoletani al suddetto tracciato, costituito da ben sette strade:
– Via Pasquale Scura (la parte più alta, nei Quartieri Spagnoli, fino all’incrocio con via Toledo)
– via Maddaloni
– Via Benedetto Croce (che attraversa Piazza del Gesù Nuovo fino a Piazzetta Nilo)
– Via San Biagio dei Librai (antico decumano, nel cuore del centro storico, fino a via Duomo)
– Via Vicaria Vecchia, Via Forcella, Via Giudecca Vecchia (nel cuore di Forcella)
Percorrere questi luoghi è stato come attraversare la storia di Napoli, incontrando lungo il suo tragitto le testimonianze del passato della città ed i suoi tesori artistici.
Napoli vista dal cuore è come se vivesse su un palcoscenico. Un luogo dove si supera tutto e si trova tutto: povertà e contemporaneamente tante ricchezze; dall'alto una vista del golfo, il Vesuvio, le vicine costiere, i castelli, è una città invasa dall'Arte e Artisti, Teatri e un numero infinito di Musei. Suggerisco di provare questa esperienza, perchè nel vasto intrigo dei vicoli del centro storico, la prima cosa a risaltare è proprio il lungo e scuro corridoio di Spaccanapoli, esso è anche costellato dai numerevoli campanili e dalle cupole delle chiese monumentali che sorgono sul suo percorso. Infatti la chiamano la città dalle 500 cupole.
Qui si mangia la sfogliatella, il babà, la pastiera, la mozzarella e soprattutto la pizza napoletana detta "pìzza cà pummàrol n’còpp" Insomma per me Napoli non è una città ma un mondo.
Ma sopratutto nulla c'è da preoccuparsi per il linguaggio, qua soccombe il linguaggio mimico quì usato come in nessun’altra parte d’Italia. Il suo significato è impenetrabile per ogni straniero. Gli gesti e sopratutto il cuore, sono mezzi espressivi di comunicazione, che vengono messi in relazione dalle dita.
Napoli secondo me è l'ultima speranza che ha l'umanità per sopravvivere. Infatti ognuno vive in una inebriata dimenticanza di sé.
Accade lo stesso anche per me. Mi riconosco appena e mi sembra di essere del tutto un altro uomo. Ieri pensavo: “O ero folle prima, o lo sono adesso”?
IL REPORTAGE NELLA SPACCANAPOLI, visita nel sito la galleria Social Photographer
SIAMO A CASA
SIAMO A CASA
In un tempo dilatato e in uno spazio confinato, la storia di queste settimane ci impone un’altra vita.
Siamo a casa. È pandemia! Ci incontriamo con noi stessi più volte e siamo impreparati, disarmati davanti alle fragilità di quella parte sensibile e analitica, che un tempo ci attendeva solo di sera, per dichiararsi fiera o meno fiera di noi.
Mentre scavo nel profondo di me stessa e cerco la dimensione più intima e recondita dei miei pensieri, mi fermo. Non sono io al centro di tutto questo. C’è chi muore di Covid 19 e chi muore di fame. Pensiamo a loro!
Intorno a me la vita si è fermata. Mentre ogni giorno facciamo il punto dei morti e dei malati in terapia intensiva, altre vite sono ferme. Vivevano del loro lavoro e adesso non hanno i soldi per fare la spesa. E il decreto salva Italia? I soldi stanziati perché non arrivano?
Non vi disturbate a organizzare salotti politici per intrattenerci piacevolmente in dissertazioni sterili, non vi disturbate a emanare decreti se poi non vi preoccupate che il vostro stesso decreto, si traduci in aiuto concreto e tempestivo. Mentre vi organizzate, incontrate e progettate, ci sono persone disperate che non sanno come affrontare la giornata. Per una volta, lasciate a casa la retorica, andate a vedere chi non ce la fa più e provvedete, questo potere va esercitato fin in fondo!
Floriana Nappi
In un attimo la vita si è fermata e ci ha indotto a guardare “l’essenziale, che è invisibile agli occhi”. D’improvviso ci accorgiamo che la sola cosa che conta è la vita di chi amiamo. In nome di questo, resistiamo.
A volte siamo impreparati
Nello stesso metro quadro lavoriamo, pranziamo, parliamo, scriviamo, ci amiamo. Guarda il video abbaracci
MIRACOLO DI SAN GENNARO
IL MIRACOLO DI SAN GENNARO
Tra gli ospiti della celebrazione officiata dal cardinale Crescenzio Sepe anche il vescovo metropolita Aristarch di Kuzbass-Kemerovo, nella Siberia sud-occidentale. Con lui anche padre Mikayl, cappellano della comunità russo-ortodossa di Napoli, e il vescovo vietnamita Giuseppe Do Manh Hung. Tra le autorità religiose locali, i vescovi ausiliari di Napoli Lucio Lemmo, Gennaro Acampa e Salvatore Angerami; il vescovo di Benevento Felice Accrocca e il vescovo di Acerra Antonio Di Donna. Tra le autorità civili, il sindaco di Napoli e presidente della Deputazione di San Gennaro, Luigi de Magistris, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca; l’ex sindaco ed ex governatore Antonio Bassolino, i principi Camilla e Carlo di Borbone e il ministro svizzero per gli Affari diplomatici e politici, Pietro Lazzeri. Presente anche il grande giornalista Alessandro Cecchi Paone, devoto al Santo Patrono.
Nella cappella dove sono custodite le ampolle del sangue di San Gennaro i fedeli applaudono e gridano al miracolo avvenuto. Il sangue del santo, ha detto il cardinale Sepe, “era già sciolto quando l’ho prelevato dalla teca”. Sono le 10.38 quando Sepe annuncia che c’è stata la liquefazione del sangue, precisando che quando alle 10 ha preso le ampolle il sangue era già liquefatto.
In questa città, ha detto Sepe durante l’omelia, non tutti possono beneficiare delle stesse opportunità di crescita sociale. I poveri sono considerati cittadini a metà. La mancanza di lavoro è la causa di queste diseguaglianze ed è anche causa della grave crisi di legalità.
Il crimine organizzato, prosegue il cardinale, è la piaga più purulenta da estirpare, perché capace di contaminare e offendere un corpo sociale già debole e provato. Contro questo continuo tentativo di oltraggio alla nostra città oggi celebriamo la festa del nostro patrono per affermare con forza che i mercanti di morte e i professionisti della violenza non prevaranno sulla dignità, la pace e la civile convivenza. Oggi constatatiamo che, accanto a modelli di vita tradizionale, vanno affermandosi linguaggi, stili di vita e simboli che propongono nuovi orientamenti, spesso in contrasto con il Vangelo di Gesù”
I PARCHEGGIATORI NAPOLETANI
IL PARCHEGGIATORE ABUSIVO NAPOLETANO
L'INTOCCABILE, ANTONIO IL PARCHEGGIATORE
Una serata di dicembre, il sole sembra non mettersi d’accordo con il tempo, pioveva. Uno scenario perfetto… o quasi! Per Pasquale e Mariangela che hanno appena lasciato l’altare accingendosi a conservare quella loro felicità in un ricordo indelebile come può essere una fotografia. Ma allo spettatore subito si presenta un personaggio, intento a spostarsi da una macchina all’altra lungo il marciapiede per richiedere la sua paga da parcheggiatore. Antonio ha il viso abbronzato e segnato dalle rughe, è vestito semplice, poco curato, ma nonostante la pioggia mantiene comunque il suo berretto bianco come segno distintivo della sua fiera attività. Basta una battuta, una sigaretta e ci si instaura subito un rapporto di conoscenza che lo porta a parlare della sua lunga carriera di “parcheggiatore delle spose”, che esercita da ben quarant’anni. Era il periodo del boom economico quando venivano fuori le prime utilitarie e Antonio aveva ben cura di parcheggiare quella Fiat 1100 da dove scendeva la sposa. C’erano poi le 600 e le 500 degli invitati e non mancava qualche modello americano preso magari a noleggio per l’occasione. In circolazione c’era ancora qualche carrozza, ma la sua carriera è iniziata solo ed esclusivamente con l’avvento delle automobili.
In tanti anni ne ha visti di abiti bianchi anche se in fondo ancora ad oggi non è mai cambiato niente… le scene di allora si continuano a ripetere e sembra quasi che ci fosse un copione di vita che tutti ormai recitano a memoria. Certo di aneddoti ce ne sono innumerevoli; come quando all’uscita dalla chiesa due sposi incominciarono a litigare violentemente solo perchè lui aveva calpestato lo strascico. Non vi dico quando tra le due famiglie non circola buon sangue! O magari quando ad aspettare fuori la sposa ci sia un amante. Beh poi ci sono da commentare gli abiti degli invitati che a volte raggiungono davvero livelli carnevaleschi. Una novità è che le foto ricordo venivano fatte solo agli sposi e forse ai testimoni, ora invece ad accompagnare loro si accoda un esercito di parenti ed amici. Ma che ben venga! Sono altre automobili da percheggiare! Il lavoro di Antonio è fisso ma itinerante, infatti, egli segue in un modo audace e sbalorditivo i matrimoni in ogni parte della città. Antonio da persona nobile precisa che non ha mai chiesto una tariffa fissa, ma a domanda risponde: dottò a piacere vostro!
LE ORIGINI DELLA VITA
LUCA DORO PIZZAIOLO DI RAZZA
“Molteplici e stratificati nella quotidianità, da tempo immemorabile, sono i luoghi dell’appartenenza: le parrocchie, la famiglia, le sedi di partito, gli stadi, i circoli delle tifoserie, i circoli letterari, le riviste culturali, le caserme, i seminari, le associazioni, i sindacati, i club, i gruppi, le comitive del sabato sera, le piazze, i luoghi delle feste comandate e degli altri giorni rossi sul calendario, le categorie, le assemblee condominiali, le accademie, le scuole, le confederazioni, le squadre e le squadracce, le ronde, i branchi, le patrie, le convergenze elettorali travestite da diritto, gli eserciti della salvezza, le varie forme di solidarietà, le istituzioni e persino, oserei dire, certi virtuali luoghi d’appartenenza: i siti web, i forum, i social network. Tutto ciò che ha per obiettivo il riunire dovrebbe essere aborrito come la peggiore malattia infettiva mai riscontrata nella storia naturale del pianeta Terra. Il vero scopo dell’essere ricercante dovrebbe essere la disappartenenza.”
Luca Doro nasce a Macerata Campana, un paesino di campagna, nel 1981. Sin da bambino nonostante quel poco che gli offriva la vita si appassiona all’arte della pizza e della panificazione grazie a sua nonna e a sua madre, coinvolte anch’esse per sopravvivenza nella lavorazione e nel pane.
Luca impara, impara e scopre dalle sue origini che non serve soltanto un disco di pasta ben lievitato, la giusta qualità del pomodoro o una mozzarella dop per realizzare una vera pizza Napoletana. Oggi Maestro pizzaiolo è un esempio di vita di uomini che non s’inducono ad abbandonar affatto le proprie terre, che sono naturalmente care a’ natii, che per ultime necessità della vita; o di lasciarle a tempo, che o per l’ingordigia d’arricchire ciò che traffichi, ma per la gelosia di conservare le proprie radici trasmesse e seminate nel suo cuore.
LUCA DORO PIZZAIOLO
MACERATA CAMPANIA (CE)
BASTA CA’ CE STA’ O’ SOLE
LA PIOGGIA IL GIORNO DEL "SI"
La prima cosa che una sposa napoletana fa la mattina del suo matrimonio è aprire la finestra e alzare gli occhi al cielo. Guai se vede qualche nuvola o, peggio, la pioggia…sarebbe una tragedia facilmente superabile! Già sente la frase fatidica “sposa bagnata…sposa fortunata” che inevitabilmente le sarà ripetuta all’infinito da genitori, parenti, amici, conoscenti e per finire dal portiere dello stabile. Ma quale fortuna? Quella a cui si riesce a pensare è solo una grande iettatura che comunemente viene attribuita agli occhi di qualche “seccia” tipo la prima fidanzata del futuro marito, l’amica invidiosa, quella infame della cognata che proprio non riesce a sistemare quel “cuoppo” della figlia. Davanti ai suoi occhi scorre inesorabile la scena dello strascico inzuppato, degli invitati con gli ombrelli, delle foto con il panorama oscurato. Per non pensare al ricevimento che novanta volte su cento prevede sempre l’aperivo e l’antipasto all’aperto. Ma al di là dei disagi pratici se c’è un metereopatico doc quello è il napoletano! Per lui il sole più che essere fonte di calore è una risorsa di energia incredibile, indispensabile per la riuscita di qualsiasi evento. Non a caso la maggior parte delle date per un matrimonio è fissata proprio dalla primavera considerando ottobre il mese ultimo da prendere in considerazione. Del resto non a caso la celebre canzone recita “Basta ca’ ce sta’ o’ sole!”