La mia è una storia di vita semplice, come tante, eppure fortunata.
Non perché abbia accumulato chissà quali ricchezze, ma solo perchè sono riuscito a realizzarmi nel lavoro, rincorrendo quella che, da sempre, è la mia passione più grande: la fotografia.
Sono nato a Napoli nel 1961 da una famiglia non benestante, da papà falegname e da una mamma che si è data da fare in casa per crescermi nel migliore dei modi, con quel poco che aveva a disposizione ogni giorno.
Da piccolo la passione per l’arte e il disegno mi ha condotto fin qui.
Ero affascinato da quei segni colorati che tracciavo sui fogli bianchi, era un bisogno naturale.
Ne riempivo la casa.
Quei disegni, da sempre, hanno sostituito i quadri che in casa non abbiamo mai avuto.
Le esigenze familiari e la voglia di continuare a studiare mi hanno portato, ragazzino, a fare il garzone di fioraio.
In qualche modo anche quell‘attività aveva a che fare con l’arte.
Per la verità il mio compito era portare fiori e sorrisi nelle case dei napoletani.
Lì si è aperto un mondo che non conoscevo, fatto di gente ospitale, che sapeva sorridere, vivere di sogni, che aveva un non so che di straordinario pur nell’estrema semplicità.
Lì ho capito che se non sei in grado di cambiare la vita, devi almeno saperla reinventare, farla diventare anche solo con la fantasia qualcos’altro.
Nel mio quartiere come in tanti che attraversavo, tutti sapevano farlo.
Con un gesto, una smorfia, una canzone, cambiavano senso alla giornata.
Mi porto dentro quella ricchezza e, ovunque vado, strappo alla vita che sfugge, quei visi, quei gesti, quell’arte di vivere e li fisso in uno scatto.
Fotografo quello che sento, quello che provo.
Muovo la macchina fotografica come se fosse una penna. In fondo amo comporre poesie, quelle che non si possono scrivere, ma che si trovano per strada e si chiamano emozioni.
Le raccolgo sui volti della gente, nei vicoli, nelle piazze, nelle case piccole e strette o nelle ville, ovunque ci sia qualcosa da raccontare.
Amo insomma realizzare quelli che definisco documenti atipici della realtà contemporanea.
Il mondo si mette in posa per raccontarmi quello che vuole, io aspetto che si muova, che viva palpiti nel suo quotidiano per raccontare quello che è, nel bene e nel male, senza finzioni.
La fotografia è un frammento di realtà che ha valore solo se è autentico.
Questo è quello che penso, questo è quello che sono:
un uomo che ogni giorno ha voglia di catturare la vita dall’obbiettivo di una macchina fotografica.