mimmo fontanella blog il parcheggiatore

I PARCHEGGIATORI NAPOLETANI

IL PARCHEGGIATORE ABUSIVO NAPOLETANO

L'INTOCCABILE, ANTONIO IL PARCHEGGIATORE

Una serata di dicembre, il sole sembra non mettersi d’accordo con il tempo, pioveva. Uno scenario perfetto… o quasi! Per Pasquale e Mariangela che hanno appena lasciato l’altare accingendosi a conservare quella loro felicità in un ricordo indelebile come può essere una fotografia. Ma allo spettatore subito si presenta un personaggio, intento a spostarsi da una macchina all’altra lungo il marciapiede per richiedere la sua paga da parcheggiatore. Antonio ha il viso abbronzato e segnato dalle rughe, è vestito semplice, poco curato, ma nonostante la pioggia mantiene comunque il suo berretto bianco come segno distintivo della sua fiera attività. Basta una battuta, una sigaretta e ci si instaura subito un rapporto di conoscenza che lo porta a parlare della sua lunga carriera di “parcheggiatore delle spose”, che esercita da ben quarant’anni. Era il periodo del boom economico quando venivano fuori le prime utilitarie e Antonio aveva ben cura di parcheggiare quella Fiat 1100 da dove scendeva la sposa. C’erano poi le 600 e le 500 degli invitati e non mancava qualche modello americano preso magari a noleggio per l’occasione. In circolazione c’era ancora qualche carrozza, ma la sua carriera è iniziata solo ed esclusivamente con l’avvento delle automobili.

In tanti anni ne ha visti di abiti bianchi anche se in fondo ancora ad oggi non è mai cambiato niente… le scene di allora si continuano a ripetere e sembra quasi che ci fosse un copione di vita che tutti ormai recitano a memoria. Certo di aneddoti ce ne sono innumerevoli; come quando all’uscita dalla chiesa due sposi incominciarono a litigare violentemente solo perchè lui aveva calpestato lo strascico. Non vi dico quando tra le due famiglie non circola buon sangue! O magari quando ad aspettare fuori la sposa ci sia un amante. Beh poi ci sono da commentare gli abiti degli invitati che a volte raggiungono davvero livelli carnevaleschi. Una novità è che le foto ricordo venivano fatte solo agli sposi e forse ai testimoni, ora invece ad accompagnare loro si accoda un esercito di parenti ed amici. Ma che ben venga! Sono altre automobili da percheggiare! Il lavoro di Antonio è fisso ma itinerante, infatti, egli segue in un modo audace e sbalorditivo i matrimoni in ogni parte della città. Antonio da persona nobile precisa che non ha mai chiesto una tariffa fissa, ma a domanda risponde: dottò a piacere vostro!


LE ORIGINI DELLA VITA

LUCA DORO PIZZAIOLO DI RAZZA

“Molteplici e stratificati nella quotidianità, da tempo immemorabile, sono i luoghi dell’appartenenza: le parrocchie, la famiglia, le sedi di partito, gli stadi, i circoli delle tifoserie, i circoli letterari, le riviste culturali, le caserme, i seminari, le associazioni, i sindacati, i club, i gruppi, le comitive del sabato sera, le piazze, i luoghi delle feste comandate e degli altri giorni rossi sul calendario, le categorie, le assemblee condominiali, le accademie, le scuole, le confederazioni, le squadre e le squadracce, le ronde, i branchi, le patrie, le convergenze elettorali travestite da diritto, gli eserciti della salvezza, le varie forme di solidarietà, le istituzioni e persino, oserei dire, certi virtuali luoghi d’appartenenza: i siti web, i forum, i social network. Tutto ciò che ha per obiettivo il riunire dovrebbe essere aborrito come la peggiore malattia infettiva mai riscontrata nella storia naturale del pianeta Terra. Il vero scopo dell’essere ricercante dovrebbe essere la disappartenenza.”

Luca Doro nasce a Macerata Campana, un paesino di campagna, nel 1981. Sin da bambino nonostante quel poco che gli offriva la vita si appassiona all’arte della pizza e della panificazione grazie a sua nonna e a sua madre, coinvolte anch’esse per sopravvivenza nella lavorazione e nel pane.

Luca impara, impara e scopre dalle sue origini che non serve soltanto un disco di pasta ben lievitato, la giusta qualità del pomodoro o una mozzarella dop per realizzare una vera pizza Napoletana. Oggi Maestro pizzaiolo è un esempio di vita di uomini che non s’inducono ad abbandonar affatto le proprie terre, che sono naturalmente care a’ natii, che per ultime necessità della vita; o di lasciarle a tempo, che o per l’ingordigia d’arricchire ciò che traffichi, ma per la gelosia di conservare le proprie radici trasmesse e seminate nel suo cuore.

LUCA DORO PIZZAIOLO

MACERATA CAMPANIA (CE)


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BASTA CA’ CE STA’ O’ SOLE

LA PIOGGIA IL GIORNO DEL "SI"

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La prima cosa che una sposa napoletana fa la mattina del suo matrimonio è aprire la finestra e alzare gli occhi al cielo. Guai se vede qualche nuvola o, peggio, la pioggia…sarebbe una tragedia facilmente superabile! Già sente la frase fatidica “sposa bagnata…sposa fortunata” che inevitabilmente le sarà ripetuta all’infinito da genitori, parenti, amici, conoscenti e per finire dal portiere dello stabile. Ma quale fortuna? Quella a cui si riesce a pensare è solo una grande iettatura che comunemente viene attribuita agli occhi di qualche “seccia” tipo la prima fidanzata del futuro marito, l’amica invidiosa, quella infame della cognata che proprio non riesce a sistemare quel “cuoppo” della figlia. Davanti ai suoi occhi scorre inesorabile la scena dello strascico inzuppato, degli invitati con gli ombrelli, delle foto con il panorama oscurato. Per non pensare al ricevimento che novanta volte su cento prevede sempre l’aperivo e l’antipasto all’aperto. Ma al di là dei disagi pratici se c’è un metereopatico doc quello è il napoletano! Per lui il sole più che essere fonte di calore è una risorsa di energia incredibile, indispensabile per la riuscita di qualsiasi evento. Non a caso la maggior parte delle date per un matrimonio è fissata proprio dalla primavera considerando ottobre il mese ultimo da prendere in considerazione. Del resto non a caso la celebre canzone recita “Basta ca’ ce sta’ o’ sole!”

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mimmo fontanella santo maradona

SANTO MARADONA

Diego Armando Maradona

A Napoli succede pure che si diventa santi per avere portato al tronfo la squadra di calcio locale! Così, in tutti i quartieri più popolari, è possibile trovare cappelle votive dedicate a Diego Armando Maradona che, pur se vivo e vegeto, ha ricevuto all’unanimità il processo della beatificazione, da parte di tutta la popolazione. Addirittura, nell’antica zona della Spaccanapoli a Piazzetta Nilo, c’è un piccolo tempio dove si conserva come reliquia un capello gentilmente concesso da chissà quale barbiere che ha avuto la fortuna di pettinare il campione argentino. Fatto stà che li, scherzosamente, qualche sposo va a chiedere un piacere molto particolare… ” Santo Maradona, tu che hai fatto il miracolo di far vincere al Napoli 2 scudetti e una coppa Uefa, fàmm à razia ‘e mè fa crescere ‘e capill!

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LE CHIESE DI NAPOLI

LE CHIESE PER MATRIMONI, NAPOLI

Mi sono sempre chiesto quale percorso fanno le giovani coppie quando decidono di sposarsi, cosa guardano prima: la location dove devono fare il ricevimento o una bella chiesa dove devono pronunciare il fatidico Si? A volte non si capisce a cosa si dia più importanza, alle cose materiali, cioè all’apparire o alle cose essenziali. Sembra addirittura che il prete, o per meglio dire, il rito, passi in un secondo piano, dando poca importanza al senso vero del matrimonio.

Parliamo di chiese:

Certo di gusti ce ne sono di svariati, dalla chiesetta di campagna a quella piccolina vicino al mare, fino ad arrivare alla grande Cattedrale di città.

Per prima cosa dobbiamo stabilire cosa è una chiesa ed in particolare a Napoli.

Per chiese di Napoli si intendono prevalentemente quelle strutture di interesse storico ed artistico sorte in un arco di tempo che parte dal periodo paleocristiano  sino ad arrivare alla prima metà del XIX secolo. Secondo la storia e le fonti più accreditate, se ne possono contare circa mezzo migliaio e costituiscono un patrimonio ricco di storia artistica, architettonica, civile e spirituale, formatosi nell’arco di diciassette secoli. Napoli infatti era detta la città dalle cinquecento cupole.

Spaccanapoli

Di sicuro non posso elencarvele tutte ma forse le più belle si, a fin che vi possa aiutare a scegliere quella che fa di vostro gusto, fornendo immagini, indirizzi e numeri telefonici.

Le  prime che vi elencherò sono sicuramente le più quotate, ma tenete presente che per i periodi di maggiore richiesta esse possono arrivare ad una prenotazione che potrebbe oscillare da un minimo di anni uno fino ad arrivare anche ai due.

le più belle chiese per matrimoni di Napoli

Questo per me è l’elenco delle più belle Chiese per matrimoni a Napoli con foto, indirizzi e recapiti telefonici.

In alcune, almeno tra le piu importanti, ho anche aggiunto un po di storia.

CHIESA DI SANT’ANTONIO A POSILLIPO

La chiesa di Sant’Antonio a Posillipo è una chiesa santuario di Napoli; ubicata nel quartiere omonimo, è raggiungibile sia dalle Rampe di Sant’Antonio (dette anche Tredici discese di Sant’Antonio), sia dalla via Minucio Felice.

Storia della Chiesa di Sant Antonio a Posillipo Napoli

La fondazione della chiesa risale al 1642 ed avvenne in un sito all’epoca scarsamente urbanizzato della città, costituito da quattro villaggi rurali collegati con la zona di Mergellina da un’antica strada greco-romana. I frati conventuali del terz’ordine vi fondarono una chiesetta ed un piccolo convento che ebbe nei primi anni la funzione di sanatorio. Sulla lapide di fondazione di leggeva: « FRATER PAVLVS ANSELONVS FR 3 ORDINIS S.TI FRANCISCI FVUNDATOR OB MAGNAM DEVOTIONEM FIERI FECIT ANNO DOMINI MDCXXXXII » Le mura dell’antica cappella sono oggi individuabili in corrispondenza dell’attuale sacrestia, così come i locali del convento originario sono riscontrabili nei locali denominati dell’ex-monastero. Nel 1603 fu iniziato l’ampliamento della strada che portava al convento, mantenendo lungo il suo percorso parte delle antiche vestigia romane (pavimentazione romana) e venendo così a costituire un mezzo più agevole per i pellegrini che dalla città intedevano raggiungere l’edificio; la strada, già Salita Santa Maria delle Grazie, venne così indicata come Rampe di Sant’Antonio a Posillipo, oppure le 13 scese di Sant Antonio a Posillipo.

Chiesa di Sant Antonio a Posillipo: Via Felice Minuccio, 13  Napoli –  Telefono: 081 7142744

CATTEDRALE DEL DUOMO DI NAPOLI

Storia della Cattedrale del Duomo di Napoli

La costruzione, voluta da Carlo I d’Angiò, proseguì durante il regno di Carlo II (1285- 1309) e fu completata nel primo ventennio del trecento dal Roberto d’Angiò. La Chiesa, danneggiata da vari eventi sismici, fu spesso restaurata e rimaneggiata e presenta quindi notevoli sovrapposizioni di stili. La Cattedrale è a tre navate con abside poligonale, con copertura a capriate lignee nella navata centrale

e a crociera nelle laterali. I tre portali che accolgono il visitatore sono opera di Antonio Baboccio da Piperno del 1407. Il portale centrale presenta due leoni del 1300 e la lunetta conserva una Madonna con Bambino scolpita da Tino da Camaino. Lungo le pareti della navata centrale vi sono tele di Luca Giordano; nelle Cappelle laterali si trovano pregevoli sepolcri. Ai lati della tribuna vi sono la Cappella Minutolo, con pavimenti a mosaico e affreschi duecenteschi, e la Cappella Tocco, con un affresco di Pietro Cavallini. Sotto l’Altare vi è il Succorpo di San Gennaro. La Cappella del Tesoro, a pianta centrale, è chiusa da un cancello dorato di Cosimo Fanzago. In questa Cappella si conservano le ampolle con il cranio e il sangue coagulato di San Gennaro che si scioglie due volte all’anno.

Il Tesoro di San Gennaro si compone di un gran numero di pezzi: antichi documenti, oggetti preziosi, argenti, gioielli e dipinti. Il museo è destinato ad ospitare mostre a tema: ciascuna legata alle diverse tipologie degli oggetti che costituiscono l’intero patrimonio del tesoro.

Cattedrale del Duomo di Napoli: Via Duomo Via Duomo, 149 – Telefono: 081 294980

Siti web: www.duomodinapoli.it – www.museosangennaro.com

BASILICA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA

Storia della Basilica di San Francesco di Paola Napoli

Ferdinando I di Borbone, come «ex voto», per aver ricuperato il Regno, incaricò nel 1817 Pietro Bianchi (1787-1840) di Lugano, uno dei migliori della scuola neoclassica, di erigere l’attuale Basilica nel sito della Chiesa di S. Luigi officiata dai Frati Minimi di S. Francesco di Paola.

La sistemazione della Piazza, iniziata da Leopoldo Laperuta, ai tempi di Gioacchino Murat, doveva costituire il Foro Ferdinandeo. I lavori della Basilica iniziarono nel 1817 ed ebbero termine, dopo 30 anni, dai continuatori del Bianchi, nel 1846.

Per insistenza del re di Francia Luigi XI, Ferrante I D’Aragona, re di Napoli, fece venire da Paola in Calabria il monaco Francesco, celebre per la sua santità. Il pio religioso lasciò la sua Calabria e fu in Napoli nel 1481.

Ricevuto con grande onore dal Re, abitò nella Reggia di Castelnuovo, in una stanzetta ancora esistente. Durante questa dimora il Re lo pregò, prima di passare in Francia, di fondare un convento in Napoli. Il Santo scelse un luogo solitario e rupestre sovrastante il mare, asilo di malfattori, sulle pendici settentrionali del monte Echia.

Avvertito di non lasciarsi ingannare nell’elezione del sito, frate Francesco profetò che questo luogo sarebbe stato il centro più importante e popolato non solo di Napoli ma del Regno. Il Convento fu fabbricato con accanto, una Chiesa dedicata a S. Luigi, per una Cappella allora esistente e dedicata a questo Santo.

Durante la fabbrica, pervennero molte elemosine ed una cospicua elargizione da parte del Re. Si dice che il Santo respingesse le molte monete d’oro affermando che egli gradiva le elemosine fatte con danaro proprio e non col sangue della povera gente. Il Re, stupito da tale affermazione, volle saperne la ragione, ed il Santo divise in due una moneta d’oro facendone sprizzare sangue vivo. Questo episodio fu rappresentato in un quadro esistente nella Chiesa di S. Sebastiano Martire nel Maschio Angioino.

Basilica di San Francesco di Paola:  Piazza Plebiscito, 10   Napoli –  Telefono: 081 764 51 33

BASILICA DELL’INCORONATA A CAPODIMONTE

Storia della Basilica dell Incoronata a Capodimonte Napoli

Il tempio dell’Incoronata a Capodimonte sorse e fu realizzato per la felice intuizione e la fervida operosità di una pia religiosa, la Serva di Dio suor Maria di Gesù Landi, e per la munifica disponibilità della Nobiltà Napoletana e di alcuni alti prelati nei quali la pia religiosa seppe trasformare i carismi della sua appassionata devozione alla SS Vergine Madre del Buon Consiglio, e trasferire l’idea della costruzione di un tempio che fosse monumento ai posteri di siffatta devozione, e li incoraggiasse a proseguirla.

Ma l’intenzione di Maria Landi non era quella di limitare cotale devozione a pochi fedeli, bensì quella di allargarla alla Chiesa universale; per cui alla tradizionale invocazione aggiunse quella della Regina della Chiesa Cattolica. L’aggettivo Incoronata fu aggiunto il 6 gennaio 1912, festività della Epifania del Signore, quando l’immagine della Madonna tanto venerata venne fregiata delle corone di oro, con Decreto papale di S. Pio X. Recentemente, 1987, è stato ulteriormente ampliato con l’agiunta di Madre dell’Unità della Chiesa.

Basilica dell’Incoronata a Capodimonte:  Via Capodimonte 13, Napoli – Telefono: 081 7410006 – 0817413567

MONASTERO DI SANTA CHIARA

Storia del Monastero di Santa Chiara Napoli

La costruzione del complesso monumentale di S. Chiara ebbe inizio nel 1310, per volontà del re Roberto d’Angiò e della sua seconda moglie Sancia di Maiorca.

I lavori, furono eseguiti sotto la direzione di Gagliardo Primario e Lionardo di Vito. Nel 1340 la chiesa fu aperta al culto.

La cittadella francescana fu realizzata costruendo due edifici religiosi contigui ma separati: un monastero, destinato ad accogliere le clarisse, e un convento, ospitante i frati minori francescani. Questa originale conformazione a “convento doppio” fu possibile grazie all’approvazione papale ottenuta nel 1317.

La chiesa si presenta oggi nelle sue originarie forme gotiche, con una facciata a larga cuspide, nella quale è incastonato l’antico rosone traforato, con il pronao dagli archi a sesto acuto e l’interno con un’ unica navata, su cui si aprono dieci cappelle per lato. La copertura è a capriate.

Alle spalle dell’altare è situato il Coro delle clarisse, composto da tre navate. Su una parete sono visibili i frammenti di un affresco raffigurante la Crocifissione, in cui si riconosce la mano di Giotto, chiamato a decorare le pareti della chiesa nel 1326.

I monumenti funebri, situati nel presbiterio, furono realizzati da scultori trecenteschi come Tino di Camaino, che lavorò alle tombe di Carlo di Calabria e di Maria di Valois, e i fratelli Bertini, cui si deve il sepolcro di Roberto d’Angiò.

Nel 1742 la chiesa subì delle modifiche ad opera dell’architetto D. A. Vaccaro. Fastosi rivestimenti donarono al complesso un aspetto barocco: l’interno fu ricoperto da marmi policromi, stucchi e cornici dorate; il tetto a capriate fu nascosto da una volta affrescata da grandi pittori dell’epoca, quali F. de Mura, S. Conca, G. Bonito e P. de Maio; G. B. Massotti si occupò dell’altare maggiore, mentre il pavimento in marmo fu eseguito da F. Fuga.

Il 4 agosto del 1943 la chiesa fu quasi del tutto distrutta da un bombardamento aereo. Essa fu ricostruita e restaurata sotto la direzione di Mario Zampino, secondo l’originario stile gotico.

Dieci anni dopo, il 4 agosto del 1953, la chiesa fu riaperta al culto

Monastero di Santa Chiara:  Via Santa Chiara, 49c Napoli 081 551 6673 – Telefono: 081 7971111

BASILICA DI SAN DOMENICO MAGGIORE

Storia della Basilica di San Domenico Maggiore Napoli

La monumentale chiesa, sita nella piazza omonima, fu realizzata tra il 1283 ed il 1324 per volontà di Carlo III d’Angiò, incorporando una preesistente chiesa del X secolo a.C. Il più importante rifacimento risale a quello operato dal Vaccaro che rivisitò le originali forme gotiche della chiesa, trasformandole in barocche.

I dipinti di grandi artisti si stagliano sulle pareti dei suoi ambienti. Tra le tele troviamo opere del Cavallini, del Solimena, del De Vivo e le sculture del Fanzago.

Basilica di San Domenico Maggiore Napoli: Piazza S. Domenico Maggiore, 8A, 80134 Napoli Telefono: 081 459188

PARROCCHIA DI SANTA MARIA DEL FARO A MARECHIARO

Parrocchia di Santa Maria del Faro:  Via Marechiaro, 96 Napoli – Telefono: 081 7691439

BASILICA DI SAN LORENZO MAGGIORE NAPOLI

Basilica di San Lorenzo Maggiore:  Via dei Tribunali, 316  Napoli –  Telefono: 081 454948

CHIESA DI SANTA MARIA DEL PARTO NAPOLI

Santa Maria del Parto:  Via Mergellina: 9b Napoli –  Telefono: 081 664627

CHIESA DI SAN’ANGELO AL NILO NAPOLI

Chiesa di Sant’Angelo a Nilo:  Piazzetta del Nilo, 23 Napoli – ‎ Telefono: 081 2110860

CHIESA DI SANT’ELIGIO MAGGIORE NAPOLI

Chiesa di Sant’Eligio Maggiore:  Via Sant’Eligio, Napoli – Telefono: 081 2525711

CHIESA DI SAN GENNARO POZZUOLI NAPOLI

Chiesa di San Gennaro: Via S. Gennaro alla solfatara, 8 Pozzuoli NA – Telefono: 081 5261114

CHIESA DI SAN GIOVANNI A CARBONARA NAPOLI

Chiesa di San Giovanni a Carbonara: Via Carbonara 4, 80139 Napoli – Telefono: 081 295873

CHIESA DEI PADRI PASSIONISTI A SANTA MARIA AI MONTI NAPOLI

Chiesa dei Padri Passionisti Santa Maria ai Monti – Via Santa Maria ai Monti 330, 80141 Napoli –

Telefono 081 7512781

BASILICA DI SAN VINCENZO ALLA SANITA'

Chiesa San Vincenzo alla Sanità, Piazza Sanità, 14, 80136 Napoli,  Telefono: 081 744 3714 


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SEMPRE MENO MATRIMONI

COLPEVOLI DI AVER STUDIATO

Quando il futuro è appeso ad un filo sottilissimo fatto di milioni di speranze frustrate dall’incertezza del domani. Cronaca ‘cronica’ dello stato di tanti giovani come me che, nonostante le lauree, i master, le qualifiche varie “arrangiano” o meglio “tirano a campare”. Noi figli di quella generazione perduta per i quali la casa, i figli, la famiglia come l’hanno inseguita e raggiunta i nostri genitori appare sempre più essere un miracolo. Già ’o miracol, quello che a Napoli, ancor più che nel resto del paese, appare essere il solo elemento da invocare, l’unico capace di dare speranza a quei tanti che dopo una vita spesa tra le pagine dei libri sono adesso costretti nelle morse del precariato. La chiamano flessibilità, mobilità, razionalizzazione della forza lavoro. Già lavoro. Ma quale? Quello mascherato da pseudo sfruttamento dei call center, quello di lunghe gavette simili a tunnel senza uscita o quello dei tanti, troppi corsi di formazione, l’ultima carta della nostra fantapolitica che allatta i suoi figli al seno dell’ipocrisia e del raggiro. Il lavoro, quello vero, quello della dignità descritta nell’articolo 1 della nostra Costituzione in Italia è poco, pochissimo, ormai ridotto al lumicino. I giovani sono aiutati dai loro genitori, i genitori gravati dalla crisi economica. Il paese nella morsa della recessione dalla quale non si vede via d’uscita. Niente lavoro, niente futuro quindi nessuna dignità. Perché un uomo che non lavora è un personaggio ‘monco’ al quale la linfa vitale è stata succhiata via. Siamo della generazione di quei ‘fantastici anni Ottanta’, sono passati ormai trent’anni e le speranze sono ormai corrose come quel lavoro sempre più miraggio in questo deserto ormai chiamato Italia.

Stefano di Bitondo

mimmo fontanella ceremonial photographer


MIMMO FONTANELLA UN EMOZIONE IN UN CLIK

UN EMOZIONE IN UN CLIC

LA FOTOGRAFIA, UN FRAMMENTO DI REALTA’ CHE HA VALORE SOLO SE E’ AUTENTICA

I matrimoni sono scanditi dalle foto, dagli scatti che ritraggono gli sposi in ogni momento di un giorno unico e speciale, proprio per questo irripetibile. Il fotografo di matrimoni deve saper cogliere ogni istante senza essere invadente, riuscendo a narrare e rendere eterne sulla carta le emozioni degli sposi, dei loro cari, dei loro amici.

In un giorno così importante gli sposi devono poter contare su professionalità, discrezione e sensibilità, ovvero su un fotografo che con un passo avanti catturi in uno scatto uno sguardo o un piccolo gesto, un emozione che viene dalla sua stessa anima mentre con un passo indietro lasci gli sposi al centro della scena e liberi di essere se stessi.

Le foto delle nozze dovrebbero essere uno dei pensieri più importanti per chi decide di fare il grande passo.

Il fotografo di nozze è un investimento prezioso, capace di afferrare e immortalare il fascino, la spontaneità e l’atmosfera della giornata ritraendo, nelle foto di matrimonio, gli sposi con la loro personalità, ma anche guidandoli nelle scelte e incontrandoli per discutere i loro gusti, le loro esigenze e le loro aspettative.

MIMMO FONTANELLA UN EMOZIONE IN UN CLIK


IL MATRIMONIO A NAPOLI HA SEMPRE UN NUMERO

IL MATRIMONIO A NAPOLI HA SEMPRE UN NUMERO

IL MATRIMONIO E’ SEMPRE  ” NU’ NUMERO”!

Ogni evento particolare, allegro o triste che sia, può essere un messaggio della Dea Bendata, o meglio…della “bona ciorta”, per conquistare un facile guadagno. Giocare i numeri del matrimonio, allora diventa quasi un dovere, considerato anche un regalo per quel giorno ce lo si aspetta anche dall’Alto! Così è facile che gli sposi e qualche invitato approfittino del momento delle foto per una capatina alla ricevitoria dove, in genere, si definisce il puntare sulla data del giorno delle nozze o su quella di nascita. Ma sono quei piccoli fatti che sempre succedono che possono effettivamente determinare una vincita. Così il prete che si è addormentato durante la funzione fa…, la nonna che per cantare l’Ave Maria si è persa la dentiera fa…, lo zio con i pantaloni indietro strappati fa… e cufecchie (pettegolezzi) fa…

E poi ci sono i sogni con i protagonisti parenti deceduti, che, per partecipare in qualche modo alla felicità dei giovani, danno qualche numero. Così è facile il bisnonno “Rafele”, che  in realtà non si è mai conosciuto, regali al neo sposo un segnale per un terno secco che, in caso di vincita, si aggiudicherà ad ogni ricorrenza fiori freschi sulla tomba, la fotografia nuova e un sistema di illuminazione che ricorderà la migliore Piedigrotta

 

IL MATRIMONIO A NAPOLI HA SEMPRE UN NUMERO


Il Caffè Sospeso

A casa di Katia siamo dovuti andar presto, d'altronde è un rito che non dovrebbe avere variazioni. Intorno a lei il truccatore e parrucchiere cominciano l’opera che poi dovrà essere ritratta.

A casa della Signora Maria nonostante tutto quel da farsi riceviamo una grande ospitalità. Infatti lei pronta a preparare un bel caffè e a disarmare tutte le preoccupazioni e lo stress accumulato per il matrimonio della figlia, addirittura narrando, in mezzo a tutto il bordello, trovo sul divano un libro che parla del rito del caffè sospeso,  una tradizione del dopoguerra, oggi ancora in atto, nata nei bar di Napoli.

Quando viene ordinato un caffè sospeso, il cliente paga due caffè ma ne riceve uno solo. In questo modo, quando una persona povera entra nel bar può chiedere se c’è un caffè sospeso e, in caso affermativo, riceve un caffè come se gli fosse stato offerto dal primo cliente. Questa tradizione è stata ed è ancora un’usanza viva nella società napoletana per diversi anni nonostante la situazione finanziaria che stiamo attraversando.

Nel 2008, lo scrittore Luciano De Crescenzo ha raccolto ed elaborato una serie di articoli di giornali, considerazioni e aneddoti sul tema, intitolandoli IL CAFFE’ SOSPESO.


IL RITO DEL CAFFÈ

Qualunque sia l’occasione, chi è ospite deve ”per forza” gradire un caffè. Un dovere da cui nessuna padrona di casa napoletana si può esimere anche se si sta preparando per il matrimonio dei propri figli. Così in mezzo a tutto il ”bordello” di arrivi e congedi, è normale che la donna lasci tutti e tutto per armeggiare con la macchinetta che in alcune case è ancora quella classica fatta di latta. E mentre l’acqua, si prende il suo tempo passando attraverso il filtro, sembra quasi che si celebri un rito fatto di primi commenti sulla giornata di festa.

A casa dello sposo l’argomento principale sono i sacrifici fatti per portare avanti quel figlio tanto amato. Dalla sposa, invece, il liquido profumato versato nelle tazze induce a qualche pettegolezzo, o meglio "cofecchia“, che quasi sempre comincia così:  "avete visto, ancora deve arrivare…  stà facendo tardi, …ma chell’ò fà apposta pè fà gli ultimi dispetti! Dovete sapere…quella è gelosa perchè ha trovato un gioiello di giovane, è bella e pò è figlia a me…! E poi…non ha cacciato un centesimo."

Infatti non manca mai quella piccola dose di sfarzo raccontando alla vicina di casa di quanto è costato l’abito, il pranzo e le bomboniere di limonge firmate Pignatelli. Intanto arriva il parrucchiere con la truccatrice mentre noi dopo aver ascoltato tutto preoccupati, gli imponiamo anche qualcosa da bere e perchè no, qualcosa anche da mangiare, magari una bella mozzarella di bufala con un pò di pane. Eh già, perchè senza la pancia piena e senza quel caffè non si carbura, potremmo anche lavorare male e, specialmete con l’ansia, se la sposa caratterialmente è uguale alla mamma e magari, per completare il quadro, è anche brutta come il padre!