Spesso mi viene chiesto: perchè ami più il Bianco e Nero?
Alquanto posso aggiungere quello che sento; per me la fotografia a colori è vita ma da solo una gioa per l’occhio, ai vestiti e alle cose materiali. In questo viaggio ho usato quella Bianco e Nero perchè è profonda, cerca di persistere con il mondo esterno ma è antica e guarda soprattutto l’anima.
L’anima e la magia della mia città che ha il fascino di un teatro, con un sipario mai chiuso, sempre aperto. Sempre dritta con la schiena, orgogliosa, avanti con passo sicuro. Lo smog delle voci dei Napoletani, artisti da strada, dei venditori ambulanti, o l’ululare dei parcheggiatori abusivi dove la sola divisa ne fanno una lecita professione. Ma è come se ti dicessero: “Noi siamo fieri” anche ad essere disoccupati dove l’abbandono domina e ti insegna ad inventarti la vita. Degni, nonostante le difficoltà e segnati da una vita vissuta amaramente ti dispensano consigli, disorientati ti chiedono loro stessi pareri, ti guardano dal basso e non disdegnano una parola. Nelle piccole viuzze si odora profumo di detersivo per i panni colorati stesi in strada, o nei giorni di festa il profumo del ragù. Qui si vive anche sulla strada, nei bassi e, talvolta, anche sotto. Così capita anche di stendere panni sui marciapiedi, tra un’auto parcheggiata, o tra l’altarino di un Santo e una bottega. I piccoli negozietti, per fortuna, hanno ancora la meglio, le botteghe nonostante nascoste nella penombra, hanno una identità tutta loro. Una metropoli in origine di pescatori oggi invasa di artisti, musicisti, ci sono i pastorai di San Gregorio Armeno, c’è la signora che ti vende i fazzoletti di carta e i cerotti, ci sta l’acquafrescaia, il luogo dove è nato il caffè sospeso, c’è chi vende solo frutta e verdura, ci sono tanti antiquari, librai ambulanti, pizzaioli a non finire e perfino i lustrascarpe. Insomma Napoli è piena di difetti eppure riesce a farsi perdonare e nessuno ne è immune , perchè tutti e dico tutti, hanno quel fascino di qualcosa dal sapore ancora un po’ antico.